Condividiamo l’articolo scritto da Federico Sordini e già pubblicato sul suo blog sulla situazione dei danni che hanno fatto gli impianti alla Marmolada, rendendola “la più alta pattumiera d’Italia”. In questo momento dove si prevede l’ennesimo attacco di impiantisti e amministratori poco sensibili al futuro delle montagne e delle nuove generazioni si fa sempre più impellente la necessità di informarsi e intervenire contro questi abusi.

 

Testo e foto: Federico Sordini

Gli impiantisti che operano in Dolomiti sono sul piede di guerra e pronti a lanciare un ultimo pesante attacco alle oramai poche aree rimaste libere da infrastrutture e piste.  

In particolare hanno fatto scalpore le recenti affermazioni del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il presidente della società Funivie Tofane Marmolada spa Mario Vascellari che propongono di unificare i comprensori sciistici del Civetta, di Arabba e di Cortina con il progetto Dolomiti No Car che prevede la realizzazione di nuove piste e nuovi impianti di collegamento. 

I tre comprensori, che fanno già parte del Dolomiti Superski verrebbero uniti attraverso nuovi impianti e nuove piste beneficiando in parte dei finanziamenti europei a fondo perduto per la realizzazione di nuovi impianti a fune, in parte degli investimenti per i giochi olimpici di Milano Cortina 2026 che si terranno in vari siti delle regioni  Veneto e Lombardia e nelle Provincie di Trentino e Bolzano, in parte dei finanziamenti Regionali e privati che sembrerebbero essere già stati identificati. 

Solo il collegamento Cinque Torri – Col Galina – Falzarego è già presente nel Piano Neve della Regione Veneto del 2008 ed è probabilmente il meno impattante. Il collegamento Cortina – Civetta prevederebbe  la realizzazione di piste ed impianti per più di 5km da Fedare a Selva di Cadore e poi da lì fino a Cima Fertazza, mentre il collegamento Cortina – Arabba ben più laborioso passerebbe per il Passo Falzarego, per Andraz, poi fra il Col di Lana e Setsass per raggiungere Malga Crepaz, distruggendo per sempre una delle poche aree delle Dolomiti venete rimaste senza impianti !  

Ma più che il progetto Dolomiti No Car per cui la realizzazione, indipendentemente dai finanziamenti, è probabile che incontri notevoli ostacoli visto l’attraversamento di zone SIC e ZPS della rete Natura 2000, preoccupa ancora di più la situazione dell’area sciistica Marmolada. 

Il motivo principale è la mancanza di un confine regionale definito che lascerebbe dei vuoti normativi con la possibilità di muoversi liberamente all’interno delle maglie burocratiche di Veneto e Trentino.  

Il presidente della società Funivie Tofane  Marmolada spa, in maniera ufficiosa, ha presentato a Rocca Pietore, masticando una gomma americana,  un progetto di ampliamento dell’area sciistica del ghiacciaio attraverso il ripristino dell’impianto dismesso del Sass del Mul e la realizzazione di una seggiovia a dislivello nullo  per tutta la lunghezza del lago Fedaia che unisca il Rif. Passo Fedaia in Veneto  al Rif. Castiglioni in Trentino. Questa seggiovia avrebbe il compito di unire l’area sciistica veneta a quella trentina anche in vista della sostituzione dell’appena dismessa bidonvia di Pian dei Fiacconi con due nuove seggiovie che dalla diga porterebbero prima sino al Rif. Ghiacciaio Marmolada  poi da poco più sotto a Sass Bianchet , poche centinaia di metri più in basso della stazione di arrivo della funivia a Punta Rocca. Il collegamento Porta Vescovo – passo Fedaia verrà probabilmente realizzato senza creazione di nuove piste (a causa del rischio valanghe) ma tramite un impianto a fune che lavorerà nei due sensi. 

Qualche giorno dopo, questa volta in maniera molto più ufficiale, è stato presentato il nuovo progetto per il rinnovamento ed ampliamento della la funivia Freccia del Cielo in Tofana facente parte della stessa società. 

Inutile ricordare che la principale condizioni affinché le Dolomiti rimangano Patrimonio dell’Umanità della fondazione UNESCO  è quella di non costruire nuovi impianti che vadano ad aumentare il carico antropico delle aree montane in questione. 

Dato che in entrambi questi progetti, tanto ambiziosi quanto poco rispettosi del territorio dolomitico (da segnalare che nel Comune di Cortina le ruspe sono già al lavoro sulle Tofane per sbancare la dolomia che intralcia la realizzazione di una nuova pista), il presidente della società Funivie Tofane Marmolada spa, sembra avere un ruolo particolarmente attivo, cerchiamo di capire meglio quale possa essere l’attenzione che questo imprenditore nutre per l’ambiente ed il meraviglioso territorio in cui opera da generazioni.  

Già nell’ottobre del 1988 un articolo titolava a doppia pagina :così la Marmolada è diventata la più alta pattumiera d’Italia”, documentando, con una serie di foto ormai storiche, lo scempio ambientale praticato da operatori turistici ed impiantisti. 

OGGI pag 52/53 numero 42 del 19/10/1988

Ma procediamo per gradi e ricostruiamo le tappe fondamentali di una delle più importanti battaglie ambientaliste attraverso alcuni stralci ripresi dal blog di uno dei protagonisti dell’epoca che ha documentato e raccontato in maniera estremamente dettagliata come sono andate le cose. 

Per maggiore ragguagli e informazioni più specifiche su protagonisti ed antagonisti si rimanda a La scommessa della Marmolada  da Rifiuti verticali, di Alessandro Gogna e Mario Pinoli, AlpineStudio, 2012) link: https://www.gognablog.com/la-scommessa-della-marmolada-1/ 

L’operazione “Marmolada regina delle immondizie” è stata avviata nell’estate del 1988 grazie alle segnalazioni di Maurizio Giordani e altri soci dell’associazione ambientalista  Mountain Wilderness.
Lo scopo dell’operazione era quello di denunciare le clamorose responsabilità della società Funivie Tofane Marmolada spa che verrà in seguito riconosciuta colpevole dal Tribunale di Belluno con una sentenza che condannerà l’amministratore della società pagare una multa di un miliardo di lire (da spendere per la bonifica) e a sei mesi di reclusione (da scontare con la condizionale). 

I volontari di Mountain Wilderness lavorarono indefessamente per svariate settimane intervenendo su più fronti: la parete Sud ed i ghiaioni sottostanti, il ghiacciaio sotto Punta Serauta e la zona di Pian dei Fiacconi, la valle Antermoia ed il Canalone del Gigio utilizzato come discarica della prima stazione durante tutta la costruzione della funivia. 

Per la prima volta veniva denunciato lo scarico abusivo, dalla terza Stazione della Funivia della Marmolada di Punta  Rocca, di materiali inerti d’ogni tipo in corrispondenza dell’uscita della via di roccia Dell’Ideale, oltre al quotidiano rilascio di  scarico di fogna e olii esausti del motore della funivia lungo la parete sud della Marmolada che ancora sono visibili. 

Per la prima volta veniva denunciata la pratica di gettare nei crepacci che interessavano la zona dello sci estivo, importanti quantità di polietilene espanso (recuperato da una discarica di Bolzano appartenente a Francesco Dalla Rosa), allo scopo di poter più facilmente ricoprire di neve le aperture dei seracchi e permettere quindi lo sci estivo anche in settembre, a tarda stagione.
Grazie alla denuncia di un ex dipendente delle funivie, si era infatti venuti a sapere di quella pratica poco rispettosa delle sorti del ghiacciaio. Le strisce di polietilene espanso veniva gettato verso fine agosto a tonnellate nei crepacci, in modo da poterli riempire più facilmente con la neve di riporto che i gatti prelevavano dai bacini di accumulo naturale rendendo possibile la continuazione anche in settembre dello sci estivo. 

Gli attivisti di Mountain Wilderness documentarono come giornalmente venissero asportate, tramite i gatti delle nevi, tonnellate di neve scavate nei punti naturali di accumulo del ghiacciaio per riversarle sulla pista, accelerandone la consunzione in modo esponenziale. 

Per la prima volta venne documentato l’indecente stato del vallone dell’Antermoia con il suo canalone del Gigio, una stretta spaccatura rocciosa di circa 250 m di altezza posta immediatamente sotto alla prima stazione della funivia. In più ricognizioni venne documentato un vero e proprio “torrente” di discarica dai volumi così considerevoli da consigliarne la rimozione solo con un’operazione apposita, tra l’altro tecnicamente assai delicata e difficile, che fu poi realizzata nel 2002 nonostante l’iniziale ostilità della popolazione del comune di Rocca Pietore che prese le difese della società Funivie Tofane Marmolada Spa temendo ripercussioni negative sull’economia della valle. 

Il primo e forse più importante passo venne dunque fatto nel 1988 anno in cui per la prima volta la società Funivie Tofane Marmolada spa viene messa di fronte alle sue responsabilità 

Nel 2002 inizia la bonifica del vallone dell’Antermoia, sempre ad opera dei volontari di Mountain Wilderness assieme ad alcuni volontari del Soccorso Alpino della Val Pettorina e con l’aiuto logistico della società Funivie Tofane Marmolada spa.  

Lungo tutta la valle che si trova esattamente sotto il tratto che dalla stazione Banc del Gigio porta alla stazione Serauta, durante tutta la costruzione dell’impianto, vi fu uno spargimento di rifiuti edili. Inoltre dal self-service della stazione Serauta colavano i liquami di scarico tramite un tubo di gomma di qualche decina di metri. Il tutto, non depurato e a dispetto dei regolamenti vigenti, da ormai 20 anni si spandeva nel vallone. Intere funi di acciaio, fino a cento metri di lunghezza, erano abbandonate nelle ghiaia e così, in gran quantità, fusti vuoti di combustibile, bombole di gas e altro. 

Il canalone del Gigio sotto la prima stazione veniva invece utilizzato come vera e propria discarica e la sua pulizia ha richiesto enormi energie e mezzi per la difficoltà di accesso e la pericolosità dell’intervento. 


Operazione di pulizia nel canalone del Gigio nel 2002

Nel 2002 alla fine delle opere di rimozione vennero raccolti 13.225 kg di materiale, di cui 50 di lattine di alluminio, 500 di barattoli, 3.990 di lamiere di zinco, 200 di tubi di fogna, 225 di plastica, 10 di cavi elettrici, 200 di tubi di zinco, 8.050 di ferro. Sono stati inoltre dati alle fiamme 24.000 kg circa di legname altrimenti inutilizzabile. 

Otto anni dopo e più precisamente il  22 aprile del 2010 a Roma, si tiene l’udienza in Cassazione il presidente della società Funivie Tofane-Marmolada Spa e il caposervizio degli impianti sciistici della Marmolada, imputati questa volta non per inquinamento ambientale ma perché, in concorso tra loro realizzavano, senza autorizzazione, una nuova pista a nove tornanti, asportando sia la neve caduta sul ghiacciaio nell’ultima stagione invernale sia quella caduta negli anni precedenti detta “firn”, determinando in alcuni punti l’affioramento del ghiacciaio sottostante, tanto da modificare sensibilmente l’assetto naturale dei luoghi attraverso una frattura profonda del profilo della superficie innevata. Il tutto viene fatto in un’area di interesse pubblico (D.M. del 9.9.1956) e area SIC (25.03.2004). 

Nel 2017 la guida alpina Marco Bergamo, denuncia la situazione sempre più difficile del ghiacciaio della Marmolada. Dopo 15 anni dall’ultimo intervento, il ghiacciaio ha perso decine di metri di spessore e continuano ad uscire residui bellici, sporcizia e tutte le immondizie che sono state scaricate sul ghiacciaio. Urge un nuovo intervento per ridare decoro ma anche per mettere in sicurezza eventuali alpinisti che decidessero di attraversarlo 

La lettera della guida si somma ad un’altra pesante denuncia di un socio di Mountain Wilderness di Rocca Pietore che dal suo blog denuncia la situazione in Antermoia e sul ghiacciaio con un articolo dal titolo “Marmolada: una discarica a cielo aperto” e delle foto che verranno riprese dai principali giornali regionali e nazionali. 

La società però, forse a seguito della condanna, forse anche grazie ai rapporti più amichevoli con l’associazione Mountain Wilderness con la quale si è impegnato nel 1996 a non autorizzare l’atterraggio di elicotteri a scopi turistici a Punta Rocca e Punta Serauta, interviene nell’autunno dello stesso anno con una parziale pulizia del ghiacciaio assieme al Corpo Alpini dell’Esercito. 

Manifestazione dicembre dell’8 dicembre 1996 contro eliski.

Nulla viene fatto nel vallone dell’Antermoia dove a causa delle piogge torrenziali riemergono nuovi rifiuti tra cui frammenti di pannelli di amianto. 

Sempre nel 2017 viene organizzata una giornata di pulizia nell’area circostante il Rif. Pian dei Fiacconi a seguito della segnalazione del gestore Guido Trevisan che ha identificato svariati accumuli di rifiuti che negli anni sono stati seppelliti o parzialmente bruciati in prossimità della struttura. 

Volontari di Mountain Wilderness in prossimità di Pian dei Fiacconi

Nel 2019, più di trent’anni dopo, possiamo senza ombra di dubbio affermare che la situazione è nettamente migliorata grazie al contributo di centinaia di volontari ed amanti dell’ambiente e della montagna che si sono battuti per far emergere il comportamento scorretto e predatorio di singoli attori e hanno saputo porvi rimedio intervenendo personalmente prima ancora che si pronunciasse la procura. 

Sicuramente la parete sud non è più oggetto di scarico ne di olii motore, ne di liquami di alcun genere al di fuori dei cavi parafulmini al di sotto delle stazioni della funivia e che forse hanno ragione di esistere. 

Questa volta però il problema deriva proprio dal comportamento degli alpinisti che affrontano la storica parete. Nell’estate del 2019 la guida alpina Enrico Geremia ha denunciato per primo lo stato di fatto: “Ho scoperto quest’estate  che tanti dei 100 grottini della cengia mediana sono un immondezzaio da schifo: bottiglie, teli termici, stuoini, cartacce di snack vari, bombolette, zaini logori, centinaia di spezzoni di corte, cordini e fettucce, bastoncini. Tutto materiale di cui si libera chi arrampica e in quegli anfratti ha bivaccato. Alpinisti, quindi, che dovrebbero avere una coscienza ben più solida dell’ultimo turista. C’è chi lo fa gettando i rifiuti nel vuoto e, quindi, ai piedi troviamo vere e proprie discariche: di tutto, soprattutto di plastica. C’è chi ritiene di darsi qualche merito perché non scarica a valle, ma abbandona sul posto. Ogni volta che salgo raccolgo quello che posso e riempio lo zaino; se mi capita, anche quello del cliente. Ma ci vorrebbe una vera e propria campagna di bonifica”.  Articolo a questo link

Sul ghiacciaio e nel vallone dell’Antermoia la situazione non è migliore. 

L’impatto dei gatti delle nevi che lavorano sul ghiacciaio indefessamente per la preparazione della pista Bellunese e per il suo mantenimento durante i mesi della stagione sciistica ma anche dopo la chiusura delle piste accumulando e spostando neve, ha delle conseguenze inevitabili sull’accelerazione della scomparsa del ghiacciaio come del resto sottolineano le prescrizioni indicate nelle valutazioni di impatto ambientale nel Piano Neve Regionale. 

Gatto delle nevi parcheggiato a Punta Rocca durante tutto il periodo estivo

Sicuramente il restringimento dell’area ghiacciata continua a portare alla luce i detriti bellici ed i rifiuti degli impianti e ciò comporta la necessità di intervenire con opere di bonifica  annuali al fine di assicurare il necessario decoro che, questo ghiacciaio in agonia, merita oltre che la necessaria rimozioni degli ordigni bellici per un discorso di sicurezza pubblica. 

Resti degli impianti che appaiono sulla superficie del ghiacciaio in estate

Lo stato di salute del vallone dell’Antermoia versa in uno stato ancor più preoccupante. Il canalone del Gigio continua a scaricare e a svuotarsi lentamente portando alla luce rifiuti accumulati per decenni e che l’intervento di Mountain Wilderness  non è riuscito a rimuovere interamente. 

Una foto del canalone del Gigio nel 2018 molti anno dopo la pulizia effettuata da Mountain Wilderness

Oltre ai rifiuti oramai noti appaiono oggetti più recenti come alcuni ponteggi che non hanno l’aria di avere più di qualche anno avvalorando la tesi che la pratica di utilizzare il canale come discarica sia ancora attuale. I cavi che invadono la valle e i rifiuti in pvc non sono stati rimossi e sicuramente non tutti i rifiuti sono degli anni della costruzione.  

Ponteggi ritrovati alla base del canale nel 2019

Ganci inox ritrovati nel 2019

In vista dei proclami degli ultimi mesi che preannunciano l’ennesimo attacco alla montagna da parte di impiantisti decisamente poco sensibili a quello che l’ambiente rappresenta per le generazioni future, è impellente la necessità di intervenire, di fare rete, di condannare gli abusi, di informare e condividere, di vigilare affinché le buone pratiche vengano rispettate assieme alle leggi che tutelano la nostra salute ed il nostro patrimonio ambientale poiché ognuno di noi è custode del proprio territorio. 

Il 2020 è arrivato: Ritroviamoci in Marmolada per testimoniare la nostra presenza e il nostro sdegno nei confronti di questo atteggiamento predatorio. Ritorniamo in Marmolada con una nuova mobilitazione di volontari, alpinisti, attivisti, ambientalisti, amanti della montagna per ispezionare nuovamente il Canale del Gigio e verificarne lo stato di fatto, iniziare la rimozione dei rifiuti dai grottini della parete Sud, raccogliere nuovamente le immondizie nel vallone dell’Antermoia e in valle Ombretta sotto la parete sud.