Testi di Eleonora Del Nevo e Francesco Carrara –  Foto di Elisa Carrara

Si può costruire e cementificare la montagna in nome dell’accessibilità? L’ambiente montano deve davvero essere a portata di mano per tutti? La risposta di Lola, alias Eleonora del Nevo, è un «No.» deciso. Eppure Lola, da ex alpinista oggi in sedia a rotelle, avrebbe tutto l’interesse a rendere questi ambienti più facili da avvicinare per la sua carrozzina e il suo sit-ski. È esattamente da qui che si riconosce l’amore per la montagna, quell’amore profondo che ti fa rispettare le vette e riconoscere i tuoi limiti, senza pretendere che lei si snaturi in nome della tua voglia di arrivare dove non riesci. Ci sono limiti però che puoi abbattere, allenandoti e dando tutto te stesso. Per noi cosiddetti “normodotati” aggiungere all’impegno l’attrezzatura giusta è roba da niente ma per Lola, e per tutti gli amanti della neve che come lei hanno una disabilità motoria, avventurarsi fuori dalle piste diventa un’impresa: i sit-ski in commercio sono progettati per la neve battuta, non certo per una discesa in neve fresca o per una salita in scialpinismo. Speriamo davvero che l’avventura sul Monte Rosa di Lola e dei suoi fantastici amici sia uno spunto di riflessione per chi ama il fuoripista, ma soprattutto ci auguriamo di vedere un mercato dello sci sempre più inclusivo.

La montagna è realmente accessibile non quando chiunque può arrivare ovunque, ma quando tutti coloro che la rispettano hanno i mezzi per arrivare fin dove riescono.

Eleonora Del Nevo (Lola)

L’idea di tornare a sciare lontano dalle piste è partita appena ho visto che sciare (non ho detto sciare bene!) col sit-ski non era poi così impossibile e che questo mi dava la possibilità di vivere di nuovo la montagna in inverno. Già dallo scorso anno con i gemelli Carrara – Franci e Gabri – bolliva in pentola l’ascesa alla piramide Vincent sul Monte Rosa. Causa Covid, siamo riusciti a realizzare il progetto solo quest’anno, senza farci scoraggiare dagli impianti chiusi. Ogni volta che ci incontravamo i discorsi erano sempre di questo tenore: «Proviamoci! Anche senza impianti ce la facciamo comunque.» «Appena ci sono le condizioni andiamo!». Detto fatto! Con un preavviso di nemmeno una settimana ci siamo sentiti e siccome il weekend saremmo stati tutti liberi e avremmo avuto anche l’aiuto dei “locals”, ci siamo organizzati. Ognuno partiva da un posto diverso: eravamo un po’ dispersi per lavoro così ci siamo trovati direttamente in loco. Io sono partita con un amico che adesso vive in Finlandia ma che, essendo qui a casa a trascorrere il periodo di lockdown e smartworking, ovviamente è stato coinvolto.

Il sabato mattina di buonora i ragazzi sono partiti da Gressoney con gli sci ai piedi, mentre io li ho raggiunti direttamente all’Orestes Hütte.

Da qui si è messa in moto la carovana, con due dei ragazzi che mi trainavano sul sit-ski verso il Canale dell’Aquila. Già prima di imboccare il Canale è stato necessario un accorgimento perché a causa della pendenza mi stavo spezzando la schiena. Per fortuna Gabri ha capito il problema e in un batter d’occhio ha sistemato la mia postura sul sit-ski con un cordino. Grazie ai ragazzi che spingevano, aiutando chi già mi trainava, siamo saliti in direttissima dal Canale. Una fatica allucinante! Tra chiacchiere e pause siamo arrivati ai piedi della Piramide Vincent, all’inizio della spianata sopra il Rifugio Gnifetti.

Abbiamo deciso di fermarci perché la neve dopo il rifugio Mantova era diventata più crostosa e per me sarebbe poi stata più difficile da scendere. Inoltre, guardando l’ultima rampa per girare sulla parte finale della Vincent, ho visto un bel salto: data la mia inesperienza col sit-ski abbiamo deciso di goderci una bella pausa lì prima di prepararci per la discesa. Discesa che non è stata facilissima soprattutto sulla parte alta, e infatti quando siamo arrivati a valle ero abbastanza stanca. In più, nonostante ci siamo ingegnati con degli accorgimenti, le attrezzature non sono fatte per sciare in alpinismo; proprio per questo è nata l’idea di un sit-ski progettato per lo scialpinismo, più leggero e strutturato in modo da rendere più agevole la salita per chi mi traina e più semplice per me la discesa.

Mi hanno trainata su in una giornata bellissima con un panorama fantastico: bianco immacolato con un cielo senza nuvole, di un blu che mi stavo quasi dimenticando. Adesso che abbiamo rotto il ghiaccio speriamo che questa sia stata solo la prima di tante altre uscite!

Francesco Carrara (il Berghèm buono)

Essere distanti ma vicini è stato ciò che in questo strano inverno di chiusure forzate ci ha spinto a organizzare una gita sulle pendici del Monte Rosa. Distanti perché non ci siamo visti molto, ma vicini perché condividiamo la stessa passione sciistica per questi ambienti così alti e panoramici. Mio fratello mi propose per la prima volta di portare Lola alla piramide Vincent circa un anno fa. È stato grazie all’aiuto di alcuni amici che siamo riusciti a realizzare l’idea: Fede il ricercatore bergamasco, Oby il camoscio valdostano, il Berghèm, Popa la fotografa ufficiale e infine il Francio, il nativo. Senza dimenticare il supporto di Helmuttino, che ha accompagnato Lola fino all’Orestes Hütte con il suo spaziale mezzo cingolato. Lì la combriccola si è riunita e ha iniziato a giocare su dritti per dritti nel Canale dell’Aquila.

Siamo partiti per raggiungere la cima, ma ci siamo dovuti accontentare di arrivare a circa 3700 metri, poco sopra Capanna Gniffetti. In ogni caso la natura ci ha regalato una super giornata, con una visuale che spaziava dagli Appennini fino al Monte Bianco, al Monviso e al Granparadiso. Non sono rammaricato di non aver raggiunto la cima ma Lolita non si accontenta. E fa bene: la vita è una ed è troppo breve per viverla sotto le nuvole. Torno da questa gita con la consapevolezza che scivolare sulla neve può permettere l’accesso all’alta montagna anche a chi, come Lola, si trova su una sedia a rotelle. Sarebbe bello se qualcuno raccogliesse questo appello e investisse sull’accessibilità dei nostri rifugi e impianti di risalita, ma anche e soprattutto su attrezzature più leggere, per permettere anche a chi ha disabilità motorie di avvicinarsi alla natura più wild, lontano dalla pista e dalla quotidianità. A ringraziare saremmo anche noi “asini da soma bergamaschi”, che a fine giornata eravamo distrutti – la gravità è inclemente e non siamo mai allenati abbastanza -. Sono sicuro che questa è stata solo la prima di una lunga serie di avventure, sotto il sole e sopra la neve.

In questo inverno di alti e bassi, di chiusure e restrizioni, l’avventura con Lola ci ha regalato nuovi stimoli e ci ha permesso di stare finalmente in compagnia. Quindi grazie Lolita per la bella giornata e grazie a chi ci ha raggiunti dopo per bere una birra insieme a fine giornata. Non c’è cosa più rara ultimamente della possibilità di condividere – o meglio ancora condi-vivere -.

Viva la neve e la sua capacità di rendere tutto così liscio e accessibile!

 

Elisa Carrara (Popa)

Tra cielo e terra, tra azzurro e bianco, sette puntini neri spensierati e con le fronti grondanti. Foto semplici che dimostrano cosa può succedere se si uniscono le forze, le idee e le motivazioni. Piccoli istanti di una piccola avventura che sognavamo da tempo. Attimi che dimostrano che “l’unione è tutto”. Nessuno ha fatto meno, ognuno ha contribuito in modo differente ma indispensabile. Eravamo semplicemente noi tra questi vasti pendii ricoperti da quel mantello bianco che rende tutto speciale.

Loli Back To The Top

A marzo del 2015 Lola è stata coinvolta in un incidente di arrampicata in Val Daone con altri due compagni. Quel giorno Lola ha perso l’uso delle gambe, una frattura netta del midollo a livello L1. Subito dopo l’incidente sono stati in tantissimi a chiedere cosa poter fare per aiutarla. Il mondo della montagna si è risvegliato per Lola. Così che ad aprile 2015 è nato il gruppo “Back To The Top”. BTTT all’inizio era una campagna di Crowd Funding per aiutare Lola a non preoccuparsi del lato economico della vita mentre lei lottava a tutta forza nella camera intensiva dell’ospedale. I suoi amici, che hanno fatto partire l’iniziativa, volevano solo che lei si concentrasse sulla riabilitazione. Moltissimi alpinisti, e non solo, hanno risposto alla chiamata.

Potete seguire gli aggiornamenti sul progetto Back To The Top sul sito ufficiale.