The Outdoor Manifesto supporta e collabora all’organizzazione dell’azione “Lago Santo 24h Run – l’Anello della Madonna”, in quanto mossa da uno spirito pienamente in linea con i principi del manifesto. 

La sfida consiste in una staffetta di un giorno intero su un anello di 1 km lungo le sponde, i partecipanti si alterneranno nella corsa per fare in modo che la comunità si riunisca simbolicamente attorno al lago per 24h non stop nel rispetto del divieto di assembramenti. 

La performance è stata ideata come azione dimostrativa di protesta (e di proposta) a seguito dell’inizio dei lavori per la valorizzazione paesaggistico ambientale del Lago Santo, un piccolo lago alpino che sorge all’altezza di 1200 mt nel comune di Cembra. Il progetto, la cui sostenibilità è già stata oggetto di accese discussioni, prevede di elevare pontili lì dove ci sono sponde naturali e nuove passerelle dove già ci sono sentieri. La comunità risponderà solcando un sentiero simbolico attorno al lago con la sola perseveranza dei propri passi, per mostrare che è possibile costruire percorsi senza l’uso di ruspe. 

La leggenda che dà il nome al Lago Santo narra che fu l’anello della Madonna, gettato nelle acque, a fermarne la risalita che minacciava il paese e a porre fine alle feroci liti sulle sorti del lago. Riusciremo col nostro anello a fare lo stesso? 

 

Il messaggio degli autori

Il Lago Santo è uno specchio d’acqua travagliato, nel corso della sua storia si sono avvicendati diversi interventi che da un lato ne hanno favorito la preservazione (canali di scarico per migliorare la qualità delle acque) dall’altro ne hanno compromesso l’equilibrio (versamenti di terreno ghiaioso per creare sponde calpestabili le quali poi, abbassandosi col tempo, sono ritornate ad essere una zona acquitrinosa così come lo sono le sponde naturali di molti laghi alpini). Dopo anni questo luogo sembra aver raggiunto uno stato di pace, i frequentatori ne apprezzano il carattere poco turistico e lo visitano sfruttando il sentiero che già percorre il perimetro mentre nuove specie si sono insediate nella fascia ecotonale trovandovi un habitat favorevole.

Un equilibrio messo di nuovo in pericolo dal progetto di facilitare la balneazione e l’accesso all’acqua con la costruzione di nuovi vialetti e passerelle che poggiano su pilastri di cemento piantati sul fondo. Tra i vari motivi addotti si dice che un pontile eviterebbe di compromettere ulteriormente la sponda con il calpestio, eppure, è proprio la sua non agevole frequentazione dovuta al ristagno idrico che limita il numero di persone che la percorrono. Per contro, passerelle e pontili favorirebbero l’accesso ad una quantità molto superiore e difficilmente sostenibile di frequentatori, e non è detto che non siano proprio questi a spostarsi poi anche al di là del camminamento artificiale.
A seguito dell’approvazione del progetto è sorto un comitato che si è impegnato per fare chiarezza su questo come sui molti altri punti controversi. Come in molti casi, la ragione non sta mai da una parte sola e ogni soluzione è fatta di compromessi.

Ci piacerebbe però che il dibattito si spostasse dall’opportunità delle singole scelte gestionali, ciascuna con i suoi pro ed i suoi contro, ad un piano più generale: quelle che consideriamo barriere alla fruizione della natura sono in realtà elementi peculiari del territorio, rendendone meno agevole la frequentazione costituiscono di per sé un filtro che scongiura una presenza di massa. Rimuovere questo filtro naturale per poi crearne altri di artificiali per limitare gli accessi (creando così, nella maggior parte dei casi, forme di indotto economico fondato sulla mera frequentazione di massa) ci sembra un controsenso. Soprattutto in un’epoca nella quale si stanno cominciando a raccogliere i frutti marci di una gestione del turismo improntata unicamente a questo tipo di modello.

Il trentino è pieno di laghi serviti da spiagge e passerelle e gli ambienti naturali ad oggi rimasti privi di infrastrutture si contano ormai sulla punta delle dita: perché allora non cominciamo a considerarli una risorsa rara da tutelare? Perché non vederli come l’occasione di godere di quei pochi luoghi rimasti intatti piuttosto che come un’inadeguatezza dell’offerta turistica alla quale rimediare per restare al passo con la concorrenza? Una volta che tutti i laghi avranno il loro pontile e tutte le cime avranno il loro impianto di risalita potremmo ritrovarci a rimpiangere il momento in cui eravamo in tempo per salvarne almeno qualcuno. Oppure potremmo arrivare a dimenticare che sia mai esistito un luogo montano che non presenta tracce umane, così come oggi si fatica ad immaginare una spiaggia senza bagni pubblici, parcheggi, bar ed ombrelloni.

Sappiamo che il lago è già fortemente antropizzato e che nella regione ci sono zone molto più delicate e nelle quali vengono portati avanti lavori molto più impattanti, ma come dice qualcuno “l’outdoor inizia fuori dalla porta di casa”, perché allora non cominciare proprio dal bosco e dal lago dietro casa a sperimentare modelli di valorizzazione alternativi alla costruzione di infrastrutture che “facilitano” l’accesso alla natura? Stiamo chiedendo di abbandonare un’abitudine consolidata e di facile realizzazione, ma dai risultati non sostenibili sul lungo periodo, per investire in un modello completamente diverso e che nel nostro territorio ancora non esiste, ma crediamo non esista solo perché nessuno ci ha mai pensato seriamente. Perché non iniziare proprio da qui?

Le amministrazioni locali hanno fatto la loro parte per venire incontro alle richieste del comitato promotore della petizione per la tutela del lago, apprezziamo l’impegno di tutte le parti nella creazione di un dialogo e speriamo che questo possa continuare. Pur rispettando la loro posizione restiamo dell’idea che sia importante mantenere viva la voce di quella parte di comunità outdoor che trascende i confini comunali e politici della singola vicenda e che crede sia arrivato il tempo di promuovere modalità alternative per godere della natura, non più basate su modifiche strutturali dell’ambiente e guidate dall’obbiettivo di lasciare meno tracce possibili.

A questo link puoi trovare tutte le informazioni utili per l’evento.