19 Novembre 2019

Sciacchetrail si descriveva così nella sua prima versione:

“Il percorso per recuperare l’anima di questo territorio è quindi esaltare la fatica come momento di ricerca, di analisi e di unione. Da qui nasce l’idea di una gara di trail che unisca le comunità, che esalti il territorio e la fatica che richiede la sua coltivazione.
Il nome “Sciacchetrail” e’ l’unione delle parole Sciacchetra’ e Trail: il vino passito che qui si produce e la corsa in natura.”

Era il 2015, per le Cinque Terre sembrano passati decenni.

Avete presente il paradosso della rana bollita di Noam Chomsky, il linguista, filosofo statunitense?

“Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.”

Tratto dal libro “Media e Potere” di Noam Chomsky

La rana SciaccheTrail ha capito che bisogna saltare per tentare di salvare l’identità delle 5 Terre e per avere forse ancora un futuro qui.
Cosa è successo in questi pochi e unti anni? Semplicemente a livello locale (comuni, parco, tour operators locali) e globale (tour operators, industria delle crociere, ferrovie, politici) si è pensato di creare un “brand” cinqueterre, fatto di case colorate e aperol spritz, obiettivo ovviamente non era creare un’economia sostenibile, autocentrata, rispettosa dell’identità dei territori e del suo ambiente naturale, ma promuovere un turismo di massa
“La nostra situazione purtroppo sembra simile a quella di molti altri luoghi “votati all’outdoor” e che stanno immancabilmente perdendo la propria essenza a favore della strumentalizzazione turistica” (cit. Luca Albrisi)
Per certi versi ancora più dirompente in quanto le Cinque Terre sono un parco Nazionale e queste politiche di promozione del turismo di massa sono state portate avanti, proprio dalla comunicazione che l’ente ha fatto in questi anni, investendo enormi risorse in operazioni di comunicazione che miravano a quel risultato.
Sciacchetrail ha diverse anime; certo tutti sono stati concordi nel dare un segnale di distacco da questo Parco, sperando che un giorno il Parco potesse essere un orgoglio non un problema per la sopravvivenza stessa del residente.

Sciacchetrail ha maturato e fatto crescere al contrario la consapevolezza di essere Outdoor.
Per generazioni siamo stati nuotatori, canoisti, vogatori, pescatori, fungaioli, moutain bikers, ciclisti, contadini, runner, vignaioli, olivicoltori, costruttori di sentieri….e ora quando le emergenze climatiche hanno spinto il mondo verso il nostro stile di vita a noi viene suggerito il contrario.
Per cambiare quello che sembra un destino segnato abbiamo deciso di reagire e di recuperare quello spirito, sentivamo di doverlo fare: in meno di un anno abbiamo recuperato 5 chilometri di sentieri storici che servivano a collegare le antiche teleferiche contadine.
Questo è solo il primo passo per poter poi far conoscere ai residenti cosa sono stati questi percorsi e la modernità di essere Outdoor.
Proseguiremo a pulire sentieri, campi e produrre bellezza nonostante loro, nonostante gli interessi economici dei big ci spingano al margine…
Questo è il nostro manifesto.


20 Aprile 2020

Tu ci chiedi cosa stiamo facendo in positivo. In parte lo avevamo già descritto. Agiamo su due fronti. Il primo è il lavoro che viene fatto localmente per creare economia legata all’outdoor per poi comunicare all’interno del nostro territorio, in particolare a chi vive di turismo e di agricoltura, che di questa si vive e si prospera in modo buono e corretto. Gli strumenti principali sono l’organizzazione dello Sciacchetrail, con tutto quello che ne consegue in termini di affluenza di atleti e accompagnatori italiani ed esteri, e la riapertura dei sentieri in disuso, laddove il parco non si adopera nemmeno per manutenere quelli già esistenti.  L’organizzazione dello Sciacchetrail e la riapertura di sentieri abbandonati sono quindi due facce della stessa medaglia. Ogni anno questa strategia ha portato risultati via via crescenti ma un salto di qualità lo abbiamo avuto nell’ultimo periodo. E’ il circolo virtuoso che si è creato  con la riapertura dei sentieri che portano al Monte Le Croci e che coinvolge molte persone locali e non in iniziative di vario genere. E’ stato raggiunto lo scopo di far si che in molti cominciassero a riappropriarsi di ciò che era loro ma che avevano dimenticato. Nel frattempo è esplosa la pandemia mondiale che sta rimettendo in discussione molte certezze e consuetudini, e quindi costringe a ripensare modelli di vita e di sviluppo che fino a pochi mesi fa parevano inamovibili. Quel modello di sviluppo infinito, che ci era stato prospettato come l’unico valido e indiscutibile ora dovrà fare i conti con tutte le conseguenze del caso. Quel tipo di turismo su cui si è basata l’economia locale, ammesso che ci si riesca, non si potrà farlo rivivere se non quando l’emergenza sarà definitivamente cessata in tutto il mondo. Non sarà un tempo abbastanza breve da consentire una ripartenza con le modalità di sempre per cui ne dovranno essere pensate di nuove immediatamente attuabili. Il nostro lavoro di anni oggi ci trova pronti a partire con idee e proposte concrete. Viviamo in un piccolo territorio che non ha ancora perso definitivamente le proprie radici rurali. Il tempo ritrovato ha agevolato il rapporto tra le persone, la cura dell’orto, dei limoni, degli ulivi e della vigna, la semina delle patate.

Non torneremo a vivere solo di questo ma stiamo guadagnando la consapevolezza, che ciò che ci stavano portando via, valeva enormemente di più del finto sviluppo che ci stavano “regalando”.
Questa consapevolezza potrà essere la base di una ripartenza sana e intelligente.

L’altro fronte è quello della comunicazione all’esterno fatta tramite i social e Sciacchetrail. Quest’ultimo è uno strumento talmente potente che ha funzionato anche nonostante il forzato annullamento. Lo abbiamo reso virtuale, ma ugualmente concreto, organizzando una call to action in cui moltissimi di coloro che lo hanno vissuto, da runner, da volontari o da organizzatori hanno riempito l’evento col racconto delle loro emozioni passate e la voglia di correrlo nuovamente. Questa è comunicazione antitetica con quella del Parco. Ci vuole molta saggezza e molta consapevolezza quando un territorio diventa un luogo turistico, per di più famosissimo, perché è facile trasformare una risorsa preziosa in un elemento di destabilizzazione e poi di distruzione sociale e materiale. E’ accaduto e sta accadendo in molti altri posti, talvolta con danni irreversibili.  Gli strumenti per realizzare cose splendide oppure pessime sono gli stessi: la cultura, i mezzi di comunicazione, i mezzi di trasporto e il denaro, tutte cose molto più accessibili di una volta. Cambia solo il modo di adoperarli.

(Questo speriamo che porti anche una riflessione a livello politico, finalmente il Parco Nazionale diventi un’opportunità e abbracci la bellezza di questo paesaggio naturale costruito dall’uomo.)