Testo di Alessio ‘Lello’ Tagliani – Appenino Splitboard

Entro il 2021 una funivia sky way unirà Doganaccia (1457m.) al Corno alle scale (1945m.)

Con queste parole l’assessore al turismo dell’Emilia Romagna annunciava il mega ridicolo progetto di rilancio turistico in Appennino Tosco – Emiliano.

Con i fondi già stanziati per un valore totale che si aggira sui 20 milioni di euro (ma si dice si possa arrivare a 27) la prossima estate dovrebbero partire i lavori che porterebbero ad un collegamento la stazione sciistica di Doganaccia e quella del Corno alle scale assicurando, dice l’assessore, la nascita di unico comprensorio che assicurerebbe una notevole espansione del demanio sciabile.

Siamo nell’epoca del cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, come calcolato dagli esperti in Appennino la temperatura media ha avuto un innalzamento di un grado centigrado negli ultimi 50 anni, ciò vuol dire per zone come queste un crollo totale delle precipitazioni nevose con impianti che arrivano max a 1850 m e gli effetti si vedono eccome, nevica sempre più di rado e ad altezze sempre più alte, allora perché affidarsi a modelli di turismo anni ’80 assolutamente non più funzionali aggredendo la montagna con fantascientifici progetti che nemmeno sulle Alpi sotto i 2000 m prendono più in considerazione?

Beh siamo in Italia, viene subito da pensare ad interessi, oltretutto la bellissima zona wild interessata è zona rossa, con rossa intendo zona soggetta a fortissime e frequenti raffiche di vento (232 km/h max registrata nel 2019) siamo davanti ad una esposizione a sud, cosa significa, semplice, la neve non dura (vedi la foto, a nord coperto da neve, a sud assenza di neve con palera primaverile), questo vorrebbe dire ricorrere all’innevamento artificiale che oltretutto non sarebbe garantito per le temperature alte e la quota bassa.

Ed allora assessore ci spieghi questa funivia a cosa può servire, visto che oltretutto la strada da ambo i versanti, quello emiliano e quello toscano arriva a passo Croce Arcana (1669m.) assicurando, anche agli escursionisti più pigri, una piacevole camminata verso il Lago Scaffaiolo, ricordo all’assessore che negli anni 60, 1964 per l’esattezza, furono costruite due funivie, una da Cutigliano fino a Doganaccia, attualmente funzionante e il secondo troncone da Doganaccia fino ai 1795m sopra Croce Arcana, secondo troncone dismesso dal 2004 dopo non aver superato la manutenzione quarantennale (probabili danni dovuti al vento e scarsa presenza turistica forse?) manutenzione ripresa nel 2010 con lo smontaggio dei cavi e sospesa per la pausa invernale con il conseguente abbattimento del pilone centrale ad Aprile 2011 e la totale chiusura del secondo troncone mai più riaperto fino ad oggi.

Oltre alla questione sciistica parliamo anche dell’impatto ambientale, zona meravigliosa, zona wild, questa fantomatica funivia andrebbe a snaturare, a rovinare questo pezzo di Appennino, penso che andrebbe ad intaccare anche la sensibilità del camminatore che sempre più sensibile alla natura e alla sostenibilità vedendo questo scempio potrebbe cambiare zona cercando altro abbandonando questo pezzo di montagna, io stesso quando ho bisogno di silenzio mi rifugio nella zona in questione dove mi rilasso e dove mi ricarico.

Un mega progetto assurdo, siamo a Febbraio e noi d AS non siamo ancora riusciti a fare una uscita in Splitboard in quella zona causa totale assenza di neve, il modello di turismo PURTROPPO non può più essere basato sulla stagione invernale in Appennino, un turismo più sostenibile per la montagna, un turismo outdoor che si possa connettere con la natura che “sfrutti” le potenzialità senza aggredire il territorio senza pensare di competere con le Alpi capendo che se non si attua un netto cambiamento di neve se ne vedrà sempre meno.

Contattato da noi ci ha risposto Vinicio Ruggeri, che ringraziamo per la disponibilità e collaborazione, ex presidente regionale del CAI Emilia Romagna che ha seguito per tre anni l’argomento in questione e ci ha detto:

La nostra posizione è evoluta nel tempo, in ragione delle numerose discussioni che abbiamo avuto sia internamente tra soci e Sezioni CAI, sia esternamente nel confronto con l’amministrazione comunale di Lizzano, allora sindaca Elena Torri, con cui si erano trovati alla fine alcune possibili convergenze.
A rappresentare le posizioni ufficiali che abbiamo espresso nel tempo allego, tra i tanti documenti elaborati:
1) il comunicato che abbiamo emesso il 2 gennaio 2017;
2) il contributo CAI del gennaio 2019 alla discussione attivata dal cosiddetto “master plan” del comprensorio sciistico, commissionato dal Comune di Lizzano in Belvedere per individuare le linee di riorganizzazione del comprensorio, comprendenti in ipotesi iniziale la demolizione degli impianti obsoleti, l’efficientamento di quelli rimanenti e l’integrazione con nuovi segmenti di impianti.
Va annotato da ultimo che la nuova giunta comunale sembra avere intenzione di non utilizzare il lavoro effettuato dalla precedente e di procedere su idee proprie che, una volta pubblicamente espresse, non mancheremo di valutare esprimendo le nostre considerazioni.

Qui sotto trovate gli allegati in questione

ComunicatoCAI.ER_ImpiantiCornoDoganaccia

Contributo_CAI_Masterplan_genn2019

Non rimane che aspettare senza mai abbassare la guardia, nel mentre scrivo queste righe al 7 Febbraio la zona in questione ed anche buona parte dell’Appennino Tosco / Emiliano è completamente senza neve, come si può vedere dalle foto scattate giovedì 6 Febbraio.

Speriamo che il buon senso ed i cervello prendano il sopravvento sui soliti futili interessi di qualcuno che vuole speculare sulla montagna non conoscendola neanche.